Live Report: Slackers + Jamaican Mood

Slackers + Jamaican Mood, Cà Bottona, Costermano (VR), 07.08.2023

Partiamo dalla fine, spoilerando senza pietà: grandissima serata. Appena saputo che gli Slackers sarebbero passati per una sola data in Italia, ci siamo subito organizzati per esserci; non avevamo mai sentito parlare del locale, non conoscevamo la zona e non era neanche troppo vicino a casa, quindi ci siamo lanciati un po’ ad occhi chiusi, ma devo dire che ci abbiamo azzeccato alla grande, e se vi siete persi questa serata, davvero mi dispiace per voi, perché è stato davvero uno dei migliori concerti a cui abbia assistito quest’anno!
Costermano è un piccolo paese a pochi chilometri dal lago di Garda, immerso nel verde e circondato da miliardi di vigneti (cosa sempre apprezzabile). Cà Bottona è davvero un bel posticino (soprattutto d’estate, d’inverno al chiuso credo che inevitabilmente perda un po’ di fascino), con un’area esterna bella e spaziosa, con addirittura una piscina (averlo saputo saremmo arrivati preparati!). Beveraggi buoni e prezzi piuttosto contenuti, niente tessere e ingresso a 10 euro che di questi tempi è davvero un prezzo killer! Sembrerebbe che si mangi anche piuttosto bene, ma questo non ve lo posso confermare, perché noi arriviamo presto, ci piazziamo a bere rimandando sempre più il momento di buttar giù qualcosa finché, inaspettatamente, da un momento all’altro, il locale si riempie e a quel punto ci mettiamo l’anima in pace, sarà una serata di alcool e digiuno.

L’antipasto della serata ce lo offrono i Jamaican Mood; la ska band bergamasca si presenta sul palco bella carica, offrendoci una scaletta di cover molto varie tra di loro, dagli Hepcat (“No worries”) a Celentano (“Si è spento il sole”), da Toots & The Maytals (“54-46”) a Capossela (“Che coss’è l’amor”, e se qui vi aspettate un rimbrotto o una tirata d’orecchie devo deluderti perché in fondo la suonano pure in una maniera non troppo indisponente), da Sam and Dave (“Soul man”), a Jannacci (“La vita l’è bela”, canzone che suonano anche i loro concittadini Arpioni nel loro ultimo album; in questa occasione vengono anche chiamati sul palco un paio di ospiti milanesi a cantare). Ora, mi rendo conto detta così potrebbe anche sembrare che si tratti della solita band che prende un po’ di canzoni a casaccio, le reinterpreta cambiandole quel tanto che basta e le dà in pasto ad un pubblico generalista attratto dal ritmo in levare, una sorta di Giuliano Palma & Bluebeaters in piccolo. In realtà (e per fortuna) siamo molto distanti da quei territori. E’ almeno la terza volta che vedo dal vivo questa band e gli riconosco, oltre che buone doti tecniche (queste direi indiscutibili), anche un certo stile musicale e l’indubbia capacità di rispettare il materiale originario e di fare un ottimo show, adatto sia a neofiti e “gente di passaggio”, sia ai cultori dei ritmi in levare, con una naturalezza che non è facile trovare altrove. Insomma, hanno gusto, hanno stile, hanno groove, niente fuffa, garantisce il vostro influencer. A mio parere dovrebbero però fare ancora un piccolo passo avanti; ovvero mi risulta inspiegabile il perché non abbiano ancora fatto il grande salto del cominciare ad inserire in scaletta anche qualche loro canzone (anche se devo dire che non ho riconosciuto i due strumentali intro/outro del concerto, che quindi potrebbero essere farina del loro sacco, in particolare l’intro). Capiamoci, non intendo dire che dovrebbero snaturare il loro progetto che potrebbe tranquillamente continuare a basarsi su cover e riedizioni varie, però i tempi potrebbero essere maturi per dimostrare che, se vogliono, possono fare anche di più, anche perché penso che sarebbe bello sentirli su disco. Rimane il fatto che i Jamaican Mood si prendono la scena di prepotenza, non annoiano (anzi) e si dimostrano assolutamente all’altezza di aprire per una band quale gli Slackers, e scusate se è poco!

Per quando i bergamaschi hanno terminato il loro show ormai Cà Bottona è piena; non mi aspettavo davvero tutta questa gente, anche considerato che sì, siamo ad agosto, ma è pur sempre un lunedì sera e siamo in una cittadina abbastanza sperduta del Veneto, non in una metropoli! Per cui, parafrasando gli Housemartins direi Metropoli 0- Provincia 4… La presenza di skins, rudies e scooteristi vari c’è, ma anche il pubblico “normale” presenzia in massa, a dimostrazione anche che a volte tenere i prezzi di ingresso bassi può aiutare ad attirare anche chi avrebbe delle riluttanze (anche legittime) a spendere di più.
L’ultima volta che avevo visto gli Slackers dal vivo era a Madrid nel 2019 (era pre-Covid), dove avevano fatto addirittura due serate andando a riprendere integralmente i loro vecchi album. Due concerti davvero fortissimi (con anche nel mezzo un secret show acustico del buon Vic) che ricordo ancora con molto piacere; nel mentre, un disco recente di ottima fattura che mi faceva ben sperare e un’attività live che è ripresa in maniera instancabile con questo tour che, anche se solo per una data, tocca finalmente l’Italia dopo tantissimi anni. I newyorchesi salgono sul palco alle 22 circa, esordendo con la mitica “Keep him away” seguita a ruota da altre due perle quali “Married girl” e “I still love you” e si capisce subito che fanno sul serio. Sarà un concerto davvero memorabile, con un pubblico caldissimo e partecipe dall’inizio alla fine, e la band stessa stupita e felice: non sembra per niente un lunedì sera!!!

Dave Hillyard e Glen Pine mattatori assoluti della serata, con Vic Ruggiero lievemente più sulle sue e più occupato alla tastiera che alla voce (compito che lascia molto più spesso a Glen di quanto io mi ricordi), ma soprattutto l’idolo della serata è senza dubbio Marcus Geard (il bassista), che viene acclamato a gran voce (in primis da noi, nel ruolo di rompipalle assoluti, poi la cosa prende piede in modo inarrestabile anche per il resto del pubblico) al grido di “BAFFONE BAFFONE”, coro che riecheggerà decine e decine di volte nel corso della serata (lui comunque è felice ed orgoglioso della cosa, nessun maltrattamento!). Completano la formazione il sempre impassibile Jayson Nugent (sempre in versione “Paura e delirio a Las Vegas”) e un batterista nuovo (il cui nome purtroppo mi è sfuggito) che sostituisce (temporaneamente ma del tutto degnamente) Ara Babajian.
La scaletta è equilibrata, procede principalmente con canzoni tratte da “Redlight” (“Cooking for Tommy”) e “The question” (“Feed my girl”, “Manuel”) e poche tratte dall’ultimo album, tra cui l’ominima “Don’t Let The Sunlight Fool Ya” e “Nobody’s Listening”, ma in generale è ben bilanciata e pesca da praticamente tutte le loro uscite. Da segnalare inoltre una versione bomba di “Working overtime” (tratta dal disco “Slackers” del 2016, spesso troppo sottovalutato), che ho fortunatamente ripreso (ringraziate!).

Ci si avvia lungo il finale con una canzone di Dave Hillyard (“The fool”) e con la doppietta “Wasted days”/”Have the time”, ma la gente non è ancora sazia e non vuole lasciare andare così i newyorchesi, nonostante abbiano suonato per circa un’ora e mezza. Un vero e proprio sequestro di persona, con la band che sta al gioco e ci offre ancora un quarto d’ora abbondante di show, con una “What went wrong” (da “Peculiar”, 2006) fuori programma e un medley finale che comprende anche una “Attitude” dei Misfits in versione ska-reggae. La durata totale del concerto sfiora le 2 ore, eppure vi posso assicurare che sono volate come il vento; dal mio posto in prima fila (conquistato duramente, e fortuna che ci eravamo portati le birre di riserva) ho skankeggiato dall’inizio alla fine (vabbè, quanto me lo consentivano le mie gambe, sono stanco e fuori forma, suono in una bOi! band ecc ecc), mi sono goduto le scenette di questi ragazzacci ed ho assistito ad un concerto che non saprei definire in altro modo che GRANDIOSO. Gli Slackers si confermano una grande band e una live band d’eccezione. Considerato poi che erano nel mezzo di un tour massacrante (il giorno dopo avrebbero suonato al Punk Rock Holiday in Slovenia) credo anche che siano dei robot, prodotti di alta tecnologia, roba che Terminator in confronto è un apriscatole! Anche a fine concerto si dimostrano persone splendide alla mano, autografando i dischi e rimanendo a chiacchierare tra il pubblico, Insomma, sono già in attesa del prossimo concerto degli Slackers, e non posso che esortarvi a non perderveli per nessuna ragione al mondo!
A fine concerto si resiste ancora con un DJ set che scatena il pubblico presente su note anni ’60 e beat fino a chiusura… finale col botto (tanto abbiamo l’albergo a due passi) che pagheremo il giorno dopo, quando ci aggireremo per la zona distrutti e con un hangover spaventoso… ma ne è valsa la pena!

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