Oi! Un manifesto

(english version will come, sometime, someday)

AVVERTENZA:

Non è assolutamente necessario leggere la masturbazione intellettuale sottostante. Se siete persone con un minimo di raziocinio capirete già che è umiliante fare tanti giri di parole per parlare essenzialmente di fesserie: musica (nemmeno tanto ben eseguita), vestiti e acconciature (perché il resto tanto non lo puoi spiegare, e a chi dovresti spiegarlo è già ovvio che non può capire).

Ciò nonostante qui sotto si spiega, a chi per qualsiasi motivo non lo capisce da solo, perché esiste questo progetto e si buttano giù un paio di regolette (mettiamo le mani avanti). Utilizzatelo come FAQ. Da qualche parte si doveva pur partire, no?

Sinceramente vostro

OI! THE INFLUENCER

AD fine 2022 (prima parte)/ inizio 2023 (seconda stesura).

Non serve girarci particolarmente intorno.

Credo che gli ultimi anni stiano certificando la morte definitiva delle sottoculture.

In parte è sicuramente la musica e lo stile: dopo oltre 40 anni di punk, ad oltre 50 anni dalla summer of ’69, semplicemente negli ultimi anni, anzi, decenni, non ci sono mai state innovazioni tali da rendere certi stili e certe sonorità attraenti per le nuove generazioni. D’altro canto, le innovazioni sono problematiche per le sottoculture, implicano un processo di rinnovamento che di per sé ha difficoltà a trovare spazio in una sottocultura.

Soprattutto è cambiato il mondo.

Uno dei problemi principali penso sia la facilità con cui, negli ultimi anni, è diventato facile accedere a certi codici che una sottocultura dovrebbe custodire gelosamente. Ciò che prima costava impegno, fatica, dedizione, adesso è a pochi clic di distanza.

Con abbastanza soldi a disposizione si possono ordinare dischi e libri a volontà, già in consegna da domani. E quello che non si può comprare si può scaricare, o noleggiare.

A che serve approfondire quando si ha un buon motore di ricerca e una buona connessione a internet?

Ma soprattutto: ogni cosa è figlia del suo tempo. Le sottoculture erano la risposta di una parte di giovani ai problemi del loro tempo. Oggi abbiamo un’altra società, altri problemi, ed altri giovani.

Anyway, chissenefrega, non è questo quello di cui volevo parlare. Volevo stilare un manifesto programmatico.

1. Oi! Senza pietà è una webzine che si occupa di alcune specifiche sottoculture (skinhead, punk, mod), e di stili affini. Per stili affini intendo, a titolo di esempio, certo post punk e new wave (area punk), piuttosto che certo glam (area skinhead) oppure certo britpop (area mod).

No, non mi interessa il metal, no, non mi interessa il rap, no, non mi interessano altri stili e sottoculture non correlate. Personalmente, a livello musicale, apprezzo moltissimi generi che rimangono fuori dallo spettro delle sottoculture, quindi non è “chiusura mentale” o snobismo, semplicemente non è questo il posto giusto dove parlarne. Il circolino in cui ci facciamo le seghe su Bob Dylan o sulla nouvelle vague lo facciamo a parte, ok?

2. Oi! Senza pietà è una webzine che NON si occupa di politica.

Questa tocca spiegarla perché prima o poi arriva sempre quello che non ha capito un cazzo. Almeno la spiego una volta sola e non ci torno più.

Il fatto che ogni persona, in un modo o nell’altro, abbia una sua personale scala di valori e la sua visione del mondo, e che questo si rifletta in scelte che si possono definire senza dubbio politiche, è un’ovvietà che può sembrare nuova solo a chi ha 13 anni.

Io, ad esempio, ho una visione marxista del mondo (vi piaccia o non vi piaccia, almeno siamo chiari da subito, che nessuno dica “Ah, ma tu fai finta… ma poi…”).

Detto questo, sono assolutamente sicuro del fatto che le sottoculture skinhead punk e mod non abbiano NULLA a che fare con la politica (il che, leggete bene, non implica che una band debba essere apolitica, oppure che ci debba essere una sorta di malata par condicio, tipo “ho detto una cosa di sinistra ora ne dico una di destra sennò poi sembra che sono schierato”. Significa che una band apolitica ha la stessa dignità di una band che fa politica, e che se come band fai una campagna benefica per i bambini del Sudan significa che sei una bellissima persona, ti stimo, ma qui non conta). La posizione politica del singolo è una cosa, la sua adesione alla sottocultura un’altra.

Oltre al fatto che, per quanto ci siano state e ci siano band militanti, informate, attive e mosse da motivazioni sincere, nel 95% dei casi la politica all’interno della scena musicale si limiti a ripetere slogan triti e ritriti davanti a un pubblico che già la pensa come la band. Tant’è che sappiamo tutti BENISSIMO che più di una band ha usato la politica come escamotage, o per farsi accettare, o per guadagnare consensi, o per mettere una pezza alle proprie mancanze.

Mi preme però fare un’ulteriore distinzione. Ci sono alcune scelte politiche che, per quanto mi riguarda, pongono chi le fa automaticamente fuori dalle sottoculture.

La scena skinhead e quella mod hanno un filo conduttore con la cultura nera che non è possibile recidere, rifiutare o nascondere. Un gruppo che veicola o supporta messaggi razzisti o suprematisti non può essere considerato skinhead o mod e si pone automaticamente fuori dal campo di interesse di questa webzine. Che gli skinhead siano nati con il reggae e lo ska non è un’opinione, è un fatto (attenzione: il che non significa che gli skinhead siano nati politicizzati a sinistra e nemmeno antirazzisti, almeno per come si intende oggi antirazzismo e tutti gli “anti” vari; se lo sostenete come compito per casa vi fate un bella ricerca differenze tra poltically correct e common decency nelle comunità operaie dagli anni ’60 ad oggi e poi tornate).

Questo però non autorizza in alcun modo a lanciare cacce alle streghe ridicole e indiscriminate. Non sono accettate speculazioni del tipo “X ha suonato con Y che una volta ha suonato con Z” (diciamo che ste stronzate le lasciamo a chi ha tempo da perdere e si gloria nel fare il cacciatore di skin 2.0. A me sta cosa fa pena).

Una band skinhead può essere patriottica o anche nazionalista e questo, per me, è assolutamente accettabile. Una band skinhead può avere posizioni anche ostili a idee socialiste/”di sinistra” e questo non vuol dire che sia fuori dalla sottocultura (per me). Questo perché questa webzine non detta una linea politica, se cercate il politburo avete cercato citofono. Una band può anche dire cose che magari non mi piacciono e stop, anche perché tutta sta attenzione sulla destra ha finito per far entrare dalla finestra tante di quelle stronzate da yankee liberal che non hanno nemmeno la scusa della classe. Ma ste cose me le tengo per me, al massimo ne parliamo al circolino di Bob Dylan, ok?

Semplicemente, per la linea di questa webzine, sono accettate tutte le band che non sono parte del circuito white power e che non supportano organizzazioni razziste o nazifasciste.

Per quanto riguarda il punk, sebbene, ripeto, la scena punk non sia “naturalmente” politicizzata, è indubbio che alla base del punk c’erano (e ci sono sempre stati) messaggi antidiscriminatori e, in qualche modo, libertari.

Durante la prima ondata punk le band politicizzate (penso a Clash, Subway Sect, TRB, per dire) erano una minoranza, però si trattava di una minoranza riconosciuta a pieno titolo dal movimento (anzi, talvolta decisiva). Band politicizzate a destra non ce n’erano (e non venitemi a parlare delle svastiche di Sid Vicious perché se volete trovare ideologia in una figura come quella di Sid Vicious state messi male, e nemmeno del primo raduno punk RAC, con due band costruite a tavolino in evidente malafede e 10 persone nel pubblico mandate dal NF a cui del punk non fregava un cazzo).

Sebbene il punk sia nato da ragazzini che volevano far semplicemente casino e non da intellettuali marxisti o anarchici, l’immagine punk, di per sé, rappresentava una rottura (esplicita o implicita) con i valori della società anglosassone alla metà degli anni ’70 (che in parte non sono i valori della società del 2022, ok, l’ho già detto prima, se ci dilunghiamo finiamo fuori strada).

Il discorso di chi si pone fuori dalla scena punk, è quindi più complesso di quello fatto per la scena skinhead/mod (dove la discriminante rimane la questione razziale- e quella di classe, ma non mi risultano band oi against working class, per così dire; ne parliamo quando arriva il primo gruppo oi per Calenda).

Insomma, band punk non politicizzate ok, band punk a cui fotte sega di tutte le istanze dei “veri punk de sinistra” ok, ma band punk “not red” dove il “not red” è semplicemente un paravento per fare i punk ma con la mentalità di un texano degli anni ’50 anche no.

Altrettanto necessario è però ricordare a qualcun altro che stiamo parlando non dei sacri testi ma di punk, ovvero di qualcosa che non ha nulla di profondo, di rivoluzionario (non nella giusta accezione del termine), di serio, di adulto. Un buon metodo per fare la rivoluzione è fare la rivoluzione, non ascoltare i B side dei Ramones.

Per chi avesse qualcosa da ridire sto pensando di brevettare il GG Allin Test (ma funziona anche con “Puerto-rican” di Adam & the Ants, ora che ci penso) da cui si autoescluderanno per selezione naturale quelli che da un lato, non hanno capito nulla (essere GG Allin non è da tutti belli miei) e dall’altro quelli che non sanno contestualizzare le cose e quindi “ommioddio non la pensi come me (o meglio non la pensi come qualcuno mi ha detto che devo pensare) quindi devi essere sicuramente il male personificato e voglio che tu sia trattato come un paria in quanto non concepisco di rapportarmi dialetticamente con l’altro”.

3. Oi! Senza pietà è una webzine senza fini di lucro (ovvero: non nasce per fare soldi perché tanto con ste cose soldi non se ne fanno, però potete offrirmi una birra per pagare le spese, eh) che vuole semplicemente fornire un quadro della scena punk-skinhead-mod, vuole parlare di tematiche legate alla scena punk-skinhead-mod e contribuire a fare informazione sulla scena punk-skinhead-mod. Qualcosa non è chiaro?

4. Oi! Senza pietà ospiterà quattro tipologie di articoli:

Recensioni di dischi, fanzine, libri, film ecc (che potranno essere novità oppure vecchie opere di cui decido sia importante/necessario parlare a prescindere dalla data di uscita)

Live report di concerti/serate

Interviste a gruppi, autori, appartenenti a vario titolo alle sottoculture di cui sopra

Focus e approfondimenti di vario genere riguardanti la storia e la cultura delle sottoculture di cui sopra (questo non include pipponi sociologici o speculazioni filosofiche autoreferenziali di aspiranti artisti)

Sto inoltre preparando una sezione distaccata del sito dedicata alla scena skinhead (da intendersi alla larga) in Italia, che si comporrà di biografie, interviste, recensioni, video, foto, flyer e discografie (queste ultime, per quanto possibile, scaricabili) di tutte le band italiane legate alla sottocultura skinhead/herbert/punk stradaiolo/hard mod, dalla nascita dello stile ai giorni nostri. Il progetto avrà il nome di “Italian Skinhead Bible” e si tratta di un progetto molto ambizioso (forse troppo), che si propone di essere un catalogo quanto più esaustivo possibile della totalità della scena italiana.

Se ci sarà la possibilità, mi piacerebbe anche fare uscire fisicamente alcuni dischi (inediti, raccolte, compilation, demo, ristampe di roba diventata troppo costosa), ma questo è un discorso di cui devo ancora verificare la fattibilità.

5. Oi! Senza pietà è una webzine ad uscita/aggiornamenti (purtroppo) variabili.

Essendo la redazione composta da una sola persona (me), che ha altri interessi e altre responsabilità nella vita, i post e le interazioni devono purtroppo sottostare ai miei tempi e alle mie disponibilità. Sono comunque più che disposto a collaborazioni: offritevi, scrivete, mandate materiale, solita roba (DIY ecc). Per ora comunque qui è una dittatura, quindi decido io insindacabilmente cosa va bene e cosa no.

6. Oi! Senza pietà non sostiene le logiche “da social”.

Mi spiego meglio: sui vari social assistiamo tutti i giorni ad una polarizzazione esasperata delle opinioni. Un disco/ un gruppo ecc ormai è un capolavoro per alcuni e una merda per altri, senza vie di mezzo e senza possibilità di confronto e discussione. Per non parlare di vere e proprie crociate contro gruppi e persone. Tutto questo amplificato dalla sensazione di “impunità” classica di internet e dalla logica del branco.

Ritengo che queste logiche siano legate al mezzo più che al comportamento dei singoli utenti; i social sono progettati così, per incentivare l’utente a creare la propria bolla e aumentare la dipendenza e, così, FARE SOLDI (incredibile, vero? in una società capitalista i capitalisti vogliono fare soldi, e chissenefrega delle conseguenze. Buongiorno anime belle, ben svegliati).

Questo non vuol dire che sia giusto dare solo giudizi positivi ed entusiastici e rinunciare allo spirito critico, cosa già provata in passato ma che mantiene la scena a livello del bambino di 5 anni a cui la mamma dice sempre che è tanto tanto carino. Semplicemente qui non ci si fomenta linciando la gente, ammesso che la gente sia in buona fede.

Inoltre non c’è mafia, amici o nemici tutti verranno giudicati equamente, niente favoritismi. Some people call me Judge Dread! Stop your crying, rudeboys don’t cry!

Altra logica da social che qui non è ammessa: la sovrarappresentazione mediatica, ovvero il culto della personalità 2.0. Non siamo qui per creare dei nuovi miti, ne abbiamo già troppi.

Capisco ammirare qualcuno perché ha salvato la vita a decine di persone, ha liberato il suo popolo dalla schiavitù, ha fatto una scoperta che ha migliorato la qualità della vita di tutti ma se il tuo contributo alla storia è cotonarti bene i capelli, fare i video buffi o vestirti nel modo gggiusto allora capisci bene che il tuo posto è il cesso (almeno lì puoi farti i selfie).

Cercherò inoltre di limitare moltissimo le interazioni via social: quello che si può si fa sul blog/sito ecc. Questo perché: 1- non lavoro per FB, Instagram ecc, e produrre spasmodicamente materiale per i social è fondamentalmente lavorare per i social (se sui social non scrive nessuno nessuno li visita, ci arrivate anche da soli) 2- sui social oggi ci sei e domani, puff, non ci sei più, e onestamente veder sparire tutto per qualche motivazione assurda oppure preoccuparmi di shadow banning ecc anche no. Non sono qua per autocensurarmi “perché sennò perdo follower”.

E ora andate in pace!

7 commenti

      • Visto che erano trascorsi una decina di giorni dal mio “Amen” in moderazione, avevo erroneamente tratto quella conclusione. Chiedo venia. Grazie comunque di nuovo per gli input che (soprattutto con questo Manifesto) mi hai dato per rispolverare concetti che erano in me “dormienti” da alcuni anni. 

        "Mi piace"

      • Ah, ora capisco. No, è semplicemente che sono una discreta pippa nel rispondere. I commenti vorrei togliere la moderazione per ovviare problemi simili ma di solito chi commenta sono spammatori seriali thailandesi e non mi va di farmi “sporcare” il blog…

        "Mi piace"

  1. Ciao ho visto che hai caricato sul tuo canale Youtube alcune tracce della raccolta “Officina Italia Compil-Azione”. Per caso hai disponibilità completa di quella compilazione o sai a chi potrei eventualmente chiedere, perché sono interessato a recuperare le due tracce dei Settimana Enigmatica “Nefasta” e “Scala Irreale”. Te ne sarei grato! Ciao

    "Mi piace"

Lascia un commento