Live Report: Bologna City Rockers Fest Settembre 2023

Syndrome 81, Youngang, Crim, Plakkaggio, Diario di Bordo, Morgana, Sacro Cuore, Sottotetto Soundclub, Bologna, 16.09.2023

Per varie traversie e sfighe assortite (causate in buona parte dal sottoscritto) la partenza per questo appuntamento con la nuova edizione del Festival affidato ai BCR è un calvario, e quando (finalmente) riusciamo ad arrivare al Sottotetto hanno già terminato di suonare i Sacro Cuore (a cui avrei dato volentieri una seconda chance dopo il loro live a Milano) e anche i Morgana di Firenze, di cui avevo sentito dire ottime cose e avrei visto molto volentieri (colmo della sfiga: quando cerco di accaparrarmi il loro LP, scopro che hanno finito anche quello…!).


Sul palco sono appena saliti i Diario di Bordo, agguerritissimi e carichissimi e con grinta da vendere. Li ho apprezzati anche su disco (“Al di là del buio” è un album molto molto interessante) ma dal vivo secondo me rendono di più, e il pubblico del sottotetto sembra confermare questa tesi, perché i presenti cantano per buona parte del loro set. Tutto questo nonostante, tocca dirlo, l’acustica del Sottotetto a questo giro sia piuttosto scarsa, per usare un eufemismo. La conformazione del Sottotetto non è facile da gestire (posto grande con un soffitto molto alto e pure un controsoffitto), ma in altre occasioni si sentiva bene; questa sera ci saranno alti e bassi ma prevarranno notevolmente i bassi. Peccato, anche se in fondo stiamo parlando di punk, per cui non stiamo troppo a sottilizzare su…
Comunque un ottimo inizio per il sottoscritto, che ci mette poco a entrare nel mood giusto della serata…

Dopo di loro tocca ai Plakkaggio, band che ho visto tantissime volte anni fa, ma che è un po’ di tempo che non vedo live, e che si presenta con una formazione con ben due bassi, visto che a Chris si affianca Francesco, che per un periodo lo aveva sostituito al 4 corde.
L’ultima fase della carriera (ok, carriera mi fa cagare, ma non mi viene un altro termine) dei Plakkaggio ammetto di non averla seguita molto; sono più legato ai primi lavori della band, per dire, non ho mai sentito “Verso la vetta” (non so il perché, non l’ho fatto apposta, giuro!)! Per cui è la prima volta che sento una canzone che vedo essere tra i favoriti del pubblico quale “Birra in lattina”… per fortuna alcuni classici come “Leggenda”, “Granito”, “BPD” o “Cernunnos” sono sempre presenti in scaletta. Per una canzone (mannaggia a me, non ricordo più quale) viene anche invitato a cantare sul palco una vecchia conoscenza della scena Oi!, Kranio. Gran finale con “I nostri anni” cantata a gran voce dal pubblico, pubblico che per tutta la durata del concerto non ha mai smesso di pogare, cantare e lanciarsi in continui stage diving, confermando come la band romana sia tra le più amate e seguite della scena. Plakkaggio in ottima forma quindi!

Tocca ora ai primi ospiti stranieri della serata, i Crim da Tarragona, Spagna o Catalunya a vostra discrezione. Ricordo che li avevo visto tanti anni fa (sono andato a controllare, era il 2017, 6 anni fa) e ricordo che onestamente non mi avevano colpito molto, anzi. Questa sera però li trovo più in forma, la voce del cantante sembra migliorata (certe volte anche su disco è davvero troppo roca) come in generale il resto della band, il loro punk rock dalle svariate influenze magari non mi lascia un segno indelebile ma devo dire che non mi lascia nemmeno indifferente. 45 minuti di buon livello, e loro sembrano simpatici.

A questo punto sarebbe l’ora degli Youngang, su cui devo dire che non sarò imparziale in quanto gli Youngang sono uno di quei gruppi che ha segnato la mia adolescenza, sono stati tra i primi gruppi oi! che ho ascoltato e che ho visto dal vivo e insomma, al cuore non si comanda, tanto che aspetto con più impazienza loro che i Syndrome 81 (e i Syndrome 81 mi piacciono un sacco!). Purtroppo seguo delle cattive compagnie, che mi portano a bere al baretto esterno del Sottotetto in concomitanza con l’inizio del concerto. Appena sento le prime note mi fiondo dentro e conquisto (a fatica) le prime posizioni, ma intanto mi sono perso “Youngang birra e guai”, “Il santo” e “Lottano tra loro”, e questo non me lo perdonerò mai. Ragazzi state lontani dall’alcol, mi sono perso la corsa della vita per quella robaccia (questa è una citazione buttata lì per far vedere che ne so a pacchi, bravo a chi l’ha colta).
Sgombriamo subito il campo da una delle polemiche pre concerto (almeno una, dai), ovvero chi ha storto il naso per l’assenza di Eugenio (Bull Brigade, per chi avesse vissuto gli ultimi anni sulla Luna)alla voce: gli Youngang esistevano prima di Eugenio, anzi alcune delle cose migliori le hanno fatte con il primo cantante, quindi non mi pare il caso di strapparsi i capelli (che già ce ne rimangono pochi). Anzi, a dire il vero, l’unica pecca del concerto è che potevano essere riprese alcune delle vecchie canzoni, mentre invece la scaletta si concentra molto sul MCD “Canzoni ribelli” (su cui oh, comunque, niente da dire eh) che forse dal vivo fa più effetto “cori e canti tutti assieme”.
Per il resto, gli Youngang non sono mai stati dei virtuosi, però stavolta li ho trovati anche molto cresciuti dal punto di vista tecnico; per il resto concertone, tutti a cantare in coro ecc ecc. Addirittura hanno un pezzo nuovo! Chi se lo sarebbe mai aspettato! E non è nemmeno male. Per quanto riguarda il nuovo cantante, promosso, anche se (paradossalmente) nella gestualità ricorda un po’ proprio Eugenio (o almeno, a me è parso così). Tre quarti d’ora di fuoco, nessun bis però, maledizione (anche perché all’ultimo secondo gli è mancato Toffee, il secondo chitarrista, quindi formazione un po’ improvvisata).

Siamo arrivati quindi all’ultimo gruppo della serata, e si finisce col botto! Prima volta in Italia dei Syndrome 81 da Brest, che sono un po’ sulla bocca di tutti dopo il loro ultimo splendido disco. Rifanno quasi integralmente “Prisons imaginaires” e molte canzoni da “Béton nostalgie” (disco che rivalutato molto nell’ultimo periodo), pubblico preso benissimo, pogo micidiale, tutti sono felici. Dal vivo mantengono qualche suggestione cold wave ma sono decisamente più punk-hardcore (forse temo che qualcosa ce la siamo persa con l’acustica), cosa che li rende magari un pochino meno particolari ma gli dà una carica non comune. Dal vivo sono lanciatissimi, e sanno benissimo come ci si muove sul palco. Ottimo gruppo, davvero c’è poco da aggiungere se non che se ve li siete persi dovete assolutamente recuperare!
Finale di serata come al solito affidato a DJ che continuano a far ballare i presenti, ad una certa la stanchezza prende il sopravvento, ancora complimenti ai Bologna City Rockers, capaci ogni volta di organizzare tra i pochi festival italiani di respiro europeo.

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