Live report: Le bal des vauriens (giorno 1)

Cran, Wunderbach, Nö Class, Maraboots, The Samples, Komintern Sect, Schedule 1, Le Kilowatt, Vitry-Sur-Seine, 22.09.2023

Già qualche anno fa avevo i biglietti per l’edizione 2020 di questo festival, dopodichè una robina chiamata Covid ha deciso di far saltare tutto; quando è uscita la notizia e la line-up di questo festival ho deciso di correre il rischio di far scoppiare un’altra epidemia e di prenotare nuovamente aerei e biglietti. Scopro poi dopo che il festival si tiene al Kilowatt, posto che oltre ad essere in culo al mondo è anche all’aperto, e tutto questo negli unici giorni freddi di un settembre per il resto insolitamente caldissimo… che culo! Arriviamo la sera prima a Parigi ma non abbastanza presto per il warm up (che sarebbe pure stato raggiungibile), e il giorno dopo ci facciamo un bel viaggio con combo metro/pullman per arrivare al Kilowatt, che è immerso in uno scenario post industriale (credo fosse un ex centrale elettrica o qualcosa del genere, da cui ha preso il nome) ma che come posto non è male (esclusi i cessi all’aperto che sono una sofferenza). Non troppo economiche le birre, ma almeno sono buone.

Tocca ai padroni di casa Cran il compito di dare il via al festival. Suonano nel palco interno, “l’oasi”, ottimo posto, stretto il giusto, decisamente più raccolto e intimo rispetto al palco esterno che è davvero gigante. Crea anche un’ottima atmosfera visto che all’interno non passa praticamente neanche un filo di luce naturale…
Avevo già visto la band in azione di supporto ai Poison Ruin qualche mese fa, e per definirli credo si possa usare una sola parola: energici. Sarà il suono, sarà la presenza scenica, ma quando suonano l’aria si fa elettrica e la band riesce a catalizzare su di sè l’attenzione di tutto il pubblico in pochi minuti. Davvero un’ottima band, che mi conferma l’ottima impressione avuta anche sul loro disco. Precisi a livello tecnico, veloci e cattivi ma mantenendo sempre un occhio attento alla melodia. Il pubblico li apprezza molto, cosa non scontata considerato che erano il primo gruppo in assoluto e in queste occasioni a volte rompere il ghiaccio non è una cosa facile. Eppure c’è un bel pogo e in molti cantano insieme al gruppo (io no, molte canzoni me le ricordo ma cantare in francese è troppo complicato!), decisamente un buon segno. Credo che nei prossimi anni sentiremo spesso parlare dei Cran!

A debuttare sul palco esterno sono invece i Wunderbach, storica band francese dei primi anni ’80, poi riformatasi a metà degli anni 2000 e attiva sporadicamente da allora. Non sono mai stato un loro appassionatissimo fan ma conoscevo il loro punk rock con venature streetpunk; devo dire che all’inizio del concerto sono partiti un po’ in sordina, anche il pubblico ci ha messo un po’ a farsi conquistare, ma hanno saputo riprendersi alla grande dopo qualche canzone. Due voci, maschile e femminile, tanti cori e punk come si faceva una volta. Simpatici e pronti a scherzare col pubblico, mano a mano che andavano avanti li apprezzavo sempre di più e alla fine devo dire che hanno fatto un buon concerto, con tanto di skingirls e punk girls sul palco a cantare insieme a loro. Credo anche che abbiano sforato un po’ i tempi perché hanno continuato imperterriti a fare bis e hanno finito il loro set che i No Class erano praticamente già sul palco.

Prendo posizione quindi all’interno per assistere al concerto dei No Class, anzi, scusate, Nö Class (chissà come si fa la ö con la tastiera, io vado di copia e incolla). Gli australiani sono molto chiacchierati, mi sembra che siano uno dei gruppi più attesi, negli ultimi anni hanno girato un po’ per tutta l’Europa più e più volte, e infatti questa è l’ultima data del loro tour europeo. Il pubblico si fa trovare pronto e numeroso (ormai la gente è tutta arrivata, almeno quella del venerdì), infatti fatico un po’ a ritagliarmi uno spazio vicino al palco.
Il loro è un punk rock n roll equamente diviso tra Motorhead, Jerry Lee Lewis, Boys e Angelic Upstarts, il tutto rivisto in un’ottica australiana alla Rose Tattoo. Belli marci (molto più che su disco), bei lavori di chitarra e un attitudine molto 77ina, però dopo un po’ di canzoni perdo un pochino di interesse nei loro confronti, mi sembra che su disco siano un po’ più vari. La gente comunque è presa bene, si balla, si poga e si fanno un po’ di stage diving assortiti, quindi al pubblico piacciono. Il cantante potrebbe fare il redneck australiano in un remake di quei folli horror stile Wolf Creek, sembra marcio fino al midollo, in una punk band però marcezza e bruttezza sono una marcia in più, ed infatti come frontman funziona tantissimo.

Per me, invece, il gruppo più atteso (o quasi) del weekend sono invece i Maraboots, uno dei migliori gruppi oi! di sempre (e questo è un fatto, non un’opinione) che, per sfighe varie, all’epoca non riuscii mai a vedere dal vivo. Due concerti per loro quest’anno, qui a Parigi e al Beach Beer Chaos (festival fighissimo che però va sold out in pochissimo e che, svolgendosi a Barcellona- anzi a Badalona, dicono che ci tengono a specificarlo- a ferragosto, è costosissimo), due date iper selezionate insomma. Dopo che il Covid mi ha privato dell’edizione 2020 de Le Bal Des Vauriens sono più che intenzionato a non perdermi nemmeno un secondo del loro show.
Che dire? E’ valsa assolutamente la pena di aspettare 3 anni per potermeli vedere finalmente dal vivo. Concerto S-T-R-E-P-I-T-O-S-O, hanno fatto tutti i miei pezzi preferiti (persino “Parmentier”, pensate un po’! E tra un po’ viene giù il locale a forza di gente che urla “skin/heads/Parmentier!”), hanno suonato da dio, la gente era presa bene, tutti a cantare in coro (io facevo finta perché, ripeto, il mio francese fa cagare), invasioni di palco, stage diving a bomba, Wattie carichissimo, tutta la band precisa e potente. Insomma, io non so cosa dirvi di sto concerto se non che è stato eccezionale e che se i Maraboots suoneranno ancora io sarò in prima fila, ovunque siano.

E’ arrivato il momento dei Samples, band inglese di puro stampo punk82 rispuntata fuori del tutto a sorpresa nel 2019 in concomitanza col Covid (e infatti per tornare sul palco dovettero aspettare il 2022). Purtroppo orfani del cantante Sean “Badger” Taylor, scomparso nel 2021 (senza quindi essere riuscito a tornare a calcare i palchi… che sfiga!), i Samples si presentano in una formazione a 3 con i due membri storici Dave Evans e Pascal Smith che si alternano alla voce, e con un giovane punk di nome Jake alla batteria. I Samples non si perdono in fronzoli, attaccano con i loro cavalli di battaglia dei vecchi singoli e con qualcosina di nuovo. Punk 82 secco, duro e deciso, niente di nuovo sotto il sole, il suono è un po’ scarno ma personalmente a me piace così. Probabilmente però suonare subito dopo un concerto come quello dei Maraboots non li ha aiutati, infatti il pubblico è un po’ freddino e l’oasi non è piena come in altri momenti. Non seguo tutto il concerto perché esco un attimo per andare in bagno e per riprendere qualcosa da bere e vengo rapito da compagni di viaggio e altra gente incontrata sul momento, quando riesco a rientrare hanno appena finito, peccato perché a me non stavano dispiacendo affatto.

Il pubblico freme per i Komintern Sect, idoli del pubblico parigino e band storica della scena francese. E’ la terza o quarta volta che li vedo e, sarà il pubblico che è scatenato, sarà l’acustica davvero ottima, sarà che sono particolarmente in forma, insomma è il loro miglior concerto e un concerto davvero incredibile. Passano dai loro classici a qualche canzone tratta dal loro ultimo (ottimo) disco “Des jours plus durs que d’autres”, e suonano con una potenza che lascia senza parole. Io sono di parte perché comunque ritengo i Komintern Sect una band fantastica, ma penso che con un concerto come quello che hanno fatto sarebbero piaciuti anche a quelli che non li apprezzano (ma esistono davvero, poi?). “Tous ensemble”, “Unis par le vin”, “Les Années D’Acier”, “D’un meme voix”, insomma, tutti i loro classici. Chiusura finale con la loro classica cover di “Pour la gloire” dei Camera Silens, e con classica invasione di palco in grande stile (per fortuna il palco ha retto!). Io mi sono divertito e infatti vi ho fatto poche foto perché ho pensato a godermi il momento, non a voi lettori… dovevate venire! Davvero, un gran concerto, sono indeciso se sia stato il concerto migliore della serata o se siano stati meglio i Maraboots, è un testa a testa.

Inaspettatamente però ecco che i canadesi Schedule 1 piazzano un concerto che è una vera bomba! Dico inaspettatamente perché ok, nei giorni precedenti al concerto avevo sentito qualcosa di loro (giusto un paio di canzoni, lo ammetto) che in effetti mi erano piaciute, ma non mi aspettavo che dal vivo rendessero così tanto! Ed invece il quartetto canadese sa suonare e sa intrattenere, con un cantante davvero scatenato che non sta fermo un attimo per tutto il concerto. Post-punk cantato in inglese, davvero ritmato e coinvolgente, ottima sezione ritmica, qualche reminescenza oi e hardcore, pezzi vari tra di loro e tutti validi. Alla chitarra c’è il tipo dei Bishops Green. Il mio consiglio è: recuperate il loro disco! Loro sono nati da poco, tant’è che quando qualcuno a fine concerto gli chiede un’altra canzone, sono costretti a rispondere mestamente che non hanno altre canzoni, le hanno già suonate tutte!

Per tirare le somme della serata, oltre a Maraboots e Komintern Sect, che sono fuori classifica e hanno fatto due tra i concerti migliori mai visti in vita mia, vengono subito dietro gli Schedule 1 che sono stati una sorpresa (l’ho già detto venti volte, lo so), Cran sempre una garanzia, comunque ampiamente sopra la sufficienza Samples, Wunderbach e No Class… per ora questo festival non ha sbagliato mezza band!!!
Ritorno a Parigi città un po’ sfigato causa tassista che scompare nel nulla lasciandoci ad aspettarlo al freddo finché non riusciamo a trovarne un altro (…), ma siamo comunque carichi per la seconda giornata!

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