Siamo tornati sul luogo del delitto per la giornata clou del festival!

Il giorno due inizia con un giro veloce per il centro di Colonia e un pranzetto vietnamita niente male. Il concerto oggi inizia comincia davvero presto (14.30) per cui ci perdiamo il primo gruppo (Youthsayers Outernational Orchestra), anche per qualche sosta in qualche minimarket a prendere qualche birretta di aperitivo, o qualche bottiglietta della vodka Gorbatchow che ci riporta col cuore ai bei tempi di quando le Germanie erano due!

Arriviamo però in tempo per Le Birrette, che portano un po’ di italianità al festival. Devono iniziare alle 15.15 e, sembra una barzelletta sulla tipica puntualità tedesca, ma alle 15.14 vengono introdotte sul palco e alle 15.15.00 suonano la prima nota! Non so se essere ammirato o spaventato (più la prima), visto che di solito sono abituato a orari fintissimi!

Il gruppo bolognese tutto al femminile fa una gran bella figura, sono proprio un gruppo da festival ska europeo: molto precise, molto stilose, suoni ottimi, tecnica altrettanto, molto precise ma si vede che si divertono sul palco. Personalmente non sono tra i miei gruppi preferiti, però in occasioni del genere sono davvero perfette, ed il pubblico (già si vede che sarà molto più numeroso di ieri, dove comunque le presenze erano di tutto rispetto) risponde alla grande ballando dalla prima all’ultima nota. Diciamo che all’estero Le Birrette possono prendersi le soddisfazioni che non riescono a prendersi in Italia, dove il loro genere è troppo di nicchia; soddisfazioni comunque meritatissime.

Day two begins with a quick tour into Cologne city center and with a yummy Vietnamese lunch. The gig starts really early today (2.30 pm) so we miss the first group (Youthsayers Externalnational Orchestra), even for a few stops in some minimarket to get a few beers as aperitif, or a few bottles of Gorbatchow vodka that brings us back to the beautiful times when there were two Germanys!

However, we arrive in time for Le Birrette, which bring a bit of Italian flavour to the festival. They have to start at 3.15 pm and, I know that it seems like a joke about typical German punctuality, but at 3.14 pm they are ushered on stage and at 3.15.00 pm they play the first note! I don’t know whether to be admired or scared (plus the former), since I’m usually used to fake stage times!
The all-female group from Bologna makes a great impression, they are really a European ska festival band: very precise, very stylish, excellent sounds, equally technical, very precise but you can see that they have fun on stage. Personally they are not among my favorite groups, but on such occasions they are really perfect, and the public (we can already see that it will be much more numerous than yesterday, where however the attendance was very respectable) responds great dancing from the first to the last note. Let’s say that abroad Le Birrette can get the satisfactions they can’t get in Italy, where their subgenre is too niche; well deserved satisfaction anyway.

A dare il via alle danze sul palco principale sono invece i Too Many Crooks, inglesi di Brighton, band di cui conoscevo solo qualche canzone sentita qua e là. Sono una combriccola davvero sgangherata, e risulteranno tra i gruppi più energici e divertenti del festival. Forse non tra i più belli, perchè le canzoni variano tantissimo a livello di qualità: si va da alcuni pezzi 2 tone ballabilissimi e divertenti a qualche canzone che è un po’ un pastrocchio di troppi stili, un vero casino! Tra l’altro si tratta (in buona parte) della band responsabile del rifacimento del pezzo dei Piranhas di cui avevo parlato qui (però niente cover di “Tom Hark”, mannaggia). Comunque l’attitudine Piranhas è presente, visto anche il look strampalato della band in generale.

In ogni caso, ottimo set, un gruppo che fa divertire e che non annoia mai, davvero validi e con personalità!

To kick off the dance on the main stage are Too Many Crooks, from Brighton UK, a band of which I only knew a few songs heard here and there. They’re a really ramshackle bunch, and will be among the most energetic and fun groups at the festival. Maybe not among the most beautiful, because the songs vary a lot in terms of quality: they range from some very danceable and fun 2-tone tracks to some songs that are a bit of a mess of too many styles mixed! Among other things, it is (largely) the band responsible for the remake of the Piranhas track I mentioned here (but no “Tom Hark” cover, damn it). However the Piranhas attitude is present, also considering the wacky (in the good way) look of the band in general.
In any case, an excellent set, a group that entertains and never gets boring, really good and with a strong personality!

Qui non ci si ferma mai, per cui dopo la performance degli inglesi ecco uno dei motivi che mi ha portato qui a Colonia, ovvero il buon vecchio Dr. Ring Ding! Io ADORO quest’uomo, che negli anni ha saputo destreggiarsi tra diversi generi e sottogeneri sempre mantenendo la sua identità e facendo ottima musica (ed è per questo che vi beccate addirittura due video, perchè voglio rendervi partecipi il più possibile della sua esibizione!).

Here you can never stop, so after the performance of the English guys here is one of the reasons that brought me here to Cologne, namely the good old Dr. Ring Ding! I LOVE this man, who over the years has been able to juggle different genres and sub-genres always maintaining his identity and making excellent music (and that’s why you can have two videos, because I want to share his performance as much as possible!) .

In quest’occasione, accompagnato da una band essenziale ma molto capace (spicca la sassofonista oggettivamente bellissima che immagino abbia fatto strage di cuori) il suo repertorio verte principalmente su pezzi più in stile raggamuffin che ska original, ma il nostro dottore (con i suoi baffi alla Dalì e una combo spaventosa pantaloncini- calzino corto- tre buchi) riesce comunque a bilanciare i generi. Per cui spazio a “The rule”, “Call di doctor”, a un’ottima versione di “Original rude boy style”, ma anche a una “Can’t stop” potentissima.

Durante il concerto fa di nuovo capolino la pioggia, ma per Herr Doktor si sopporta questo ed altro! Se ieri mi sono un po’ lamentato della mancanza di copertura, una cosa però va detta: il palco all’aperto, bassissimo e praticamente ad altezza pubblico, è davvero splendido per come avvicina gruppi e pubblico, dando veramente una sensazione di vicinanza con i musicisti che è raro trovare e che contribuisce a creare un’ottima atmosfera.

On this occasion, he’s accompanied by an essential but very capable band (the objectively lovely saxophonist girl I imagine massacred hearts) and his repertoire mainly focuses more in raggamuffin style than ska original, but our doctor (with his Dali mustache and a frightening combo shorts-short sock-three holes) still manages to balance the genres. So space for “The rule”, “Call di doctor”, an excellent version of “Original rude boy style”, but also a very powerful version of “Can’t stop”.
During the concert the rain peeks out again, but for Herr Doktor you can stand all this and more! If yesterday I complained a bit about the lack of coverage, however one thing must be said: the open-air stage, very low and practically at audience height, is truly splendid for how it brings groups and the public together, truly giving a feeling of proximity with the musicians which is rare to find and which adds to the great atmosphere.

Dopo questa fantastica esibizione si torna dentro perchè tocca a Q-Sounds Super Soul Revue ft. Laura Llorens & Principles Of Joy. Dietro questo nome lunghissimo si cela un ensemble formato appunto dai Principles Of Joy, soul/ northern soul band francese, insieme a questa Q- Sounds Super Soul Revue, una sorta di superband di vari musicisti dell’etichetta soul/funk sempre francese Q Sounds Recording, e dulcis in fundo la cantante soul statunitense (ma attualmente di casa a Parigi) Laura Llorens.

Io ho sempre un po’ di paura quando un gruppo si presenta come band (anche) northern soul, visto che il northern soul è qualcosa che è davvero difficile da ricreare “in laboratorio”, ma in questo caso le mie paure si sciolgono come neve al sole. I Q Sounds eccetera eccetera sono bellissimi da vedere (no, davvero, c’era un concentrato di stile su quel palco che la metà bastava, se sul vocabolario accanto alla parola “coolness” mettessero delle loro foto non ci sarebbe bisogno di parole) e altrettanto belli da sentire. Soul e funk mischiati assieme (anche se c’è sicuramente più soul che funk) in un mix esplosivo di pezzi originali (per quel che ne capisco principalmente materiale dei Principles of Joy e in misura minore qualche pezzo di Laura Llorens) e cover.

Un’oretta eccellente di soul e funk sparati a mille, con una band davvero in forma e un pubblico (che da ora in poi sarà davver davvero numeroso, riempiendo completamente anche la sala grande) partecipe e contentissimo. Che altro dire se non KEEP THE FAITH?

After this fantastic performance we have to come back inside because it’s up to Q-Sounds Super Soul Revue ft. Laura Llorens & Principles Of Joy. Behind this very very long name there is an ensemble formed precisely by the Principles Of Joy, a French soul / northern soul band, together with this Q-Sounds Super Soul Revue, a sort of superband of various musicians by the French soul / funk label Q Sounds Recording, and dulcis in fundo the American (but currently living in Paris) soul singer Laura Llorens.
I’m always a little scared when a band presents itself as (even) a northern soul band, since northern soul is something that is really hard to recreate “in the laboratory”, but in this case my fears melt away like snow in the sun. The Q Sounds etc etc guys & girls are beautiful to see (no, really, there was a concentration of style on that stage that was half enough, if they put their photos in the dictionary next to the word “coolness” there would be no need for words) and equally beautiful to hear. Soul and funk mixed together (although there is definitely more soul than funk) in an explosive mix of originals (as far as I understand mainly material from Principles of Joy and to a lesser extent some Laura Llorens) and covers.
An excellent hour of soul and funk fired up, with a really fit band and an audience (which from now on will be really numerous, completely filling even the main hall) who is involved and very happy. What else to say but KEEP THE FAITH?

Certo che è difficile suonare dopo una tale bomba sonora, e per di più di nuovo sotto la pioggia… lo slot poco invidiabile tocca ai Masons Arms, che giocano in casa e che offrono una bella dose di ska-reggae che ricorda gli Aggrolites o gli Slackers ma cantato in tedesco.

I Masons Arms ci credono e vanno avanti belli convinti nonostante le avversità, si vede che hanno un bel rapporto con il palco e che ci sanno fare. A me piacciono, anche se devo dire la verità, rimangono un po’ schiacciati nel suonare a metà giornata di sabato tra tanti gruppi di ottimo livello (è un po’ il problema di molti gruppi ai festival), quindi del loro set ricordo la grinta, alcune belle canzoni ma se devo essere sincero non ricordo tantissimo altro! Anzi sì, una cosa la ricordo: il loro bassista è praticamente identico a Barney di “How I met your mother”!

Certo, probabilmente la mia memoria è offuscata anche dal fatto che, accingendomi a ordinare la mia dose di pfeffi (mentre canticchio quest’immortale capolavoro), vengo guardato stranito; a quel punto i nostri tentativi di “avere quella roba lì verde” vengono dirottati su un altro liquore, il “Flimm” che non sa di colluttorio come il vecchio pfeffi ma tipo boh, di mela e anice… insomma, di qualcosa si deve pur morire, no?

Of course should be really hard to play after such a sound bomb, and moreover again in the rain… the unenviable slot goes to the Masons Arms, playing at home and offering a nice dose of ska-reggae reminiscent of the Aggrolites or the Slackers but sung in German.
But Masons Arms are true believers and carry on with conviction despite the adversities, it is clear that they have a good relationship with the stage and that they know how to do it. I like them, even if I have to tell the truth, they get a little crushed when playing mid-day on Saturday among many excellent groups (it’s a bit the problem of many groups at festivals), so I remember their grit, some good songs but if I have to be honest I don’t remember much else! Actually yes, I remember one thing: their bassist is practically identical to Barney from the TV show “How I met your mother”!

Of course, probably my memory is also clouded by the fact that, as I am about to order my dose of pfeffi (while I hum this immortal masterpiece), I am looked dazed; at that point our attempts to “have that green stuff” are diverted to another liquour, called “Flimm” which does not taste like mouthwash like the old pfeffi but like idk, apple and anise … in short, something has to kill us, right?

Dopo una quarantina di minuti di show dei Masons Arms, capatina al main stage per un gruppo che mi interessava davvero molto, anche perchè non li vedevo da anni. Si tratta degli Eastern Standard Time, gruppone di Washington DC, USA, che negli anni ormai hanno pubblicato un gran numero di dischi, sempre più o meno di alto livello, e che ormai possono essere definiti tra i più grandi gruppi ancora in attività.

Da noi purtroppo non hanno mai ricevuto il giusto riconoscimento, forse perchè lo ska-jazz in Italia è stato sempre un sottogenere molto di nicchia, perchè spesso la parola “jazz” spaventa (per non parlare dell’alto numero di strumentali che i nostri hanno sempre inserito in dischi e live, altro motivo di spavento per molti), però i loro concerti sono sempre stati di alto livello, assolutamente impeccabili dal punto di vista musicale e tecnico, ma allo stesso tempo frizzanti e ricchi di brio. Anche in quest’occasione i nostri tirano su un bello show, partendo col botto con l’ottima “Time for change” (dall’omonimo ultimo disco) e andando a pescare canzoni anche dei primi dischi (come la storica “Mad dog”). Set piuttosto lungo (considerati anche alcuni pezzi fatti con mister JonQuan che, ammetto la mia ignoranza e chiedo scusa, non ho ben capito chi sia) ma apprezzatissimo, da una band che continua ad essere tra le migliori del globo.

Il video qui sotto forse è un po’ troppo lungo, ma quando gli EST stanno per partire con un pezzone come “It’s alright” come fai a fermare le riprese?

After a forty minute show by the Masons Arms, I went to the main stage for a group that really interested me, also because I hadn’t seen them for years. We are talking about Eastern Standard Time, the band from Washington DC, USA, which over the years have now released a large number of records, more or less of a high level, and which can now be defined among the largest groups still in business.
Unfortunately, they have never received due recognition in Italy, perhaps because ska-jazz in Italy has always been a very niche sub-genre, because the word “jazz” often frightens (not to mention the high number of instrumentals that our always included in records and live, another reason for fear for many), but their concerts have always been of a high standard, absolutely impeccable from a musical and technical point of view, but at the same time sparkling and full of panache. Also on this occasion our band puts on a good show, starting with a bang with the excellent “Time for change” (from the last album of the same name) and also going for songs from the first albums (such as the historic “Mad dog”) . Quite a long set (also considering some tracks played with mister JonQuan who, I admit my ignorance and I apologize, I didn’t quite understand who he is) but highly appreciated, by a band that continues to be among the best in the world.
The video below may be a bit too long, but when EST is about to kick off with a song like “It’s alright” how do you stop filming?

Una corsa veloce per un piatto di riso e qualcosa agli stand del cibo (sono ormai le 21, la birra scorre a fiumi e senza qualcosa che faccia da spugna non riesco ad andare avanti) prima di piazzarmi davanti al palco esterno per i Soothsayers con al basso quel pezzo di leggenda della musica in levare che è Victor Rice. I Soothsayers non li conosco bene (anzi quasi nulla), sono piuttosto reggae oriented, con qualche influenza dub, forse ogni tanto sono un po’ ostici ma fanno un ottimo show, molto coinvolgente (il nostro Victor invece rimane più nelle retrovie a farsi i cazzi suoi) e dal punto di vista musicale non gli puoi davvero dire nulla, si vede che potrebbero suonare qualsiasi cosa senza problemi.

Ad un certo punto invitano sul palco una masnada di ragazzini e ragazzine, la cui età media credo si aggiri sui 15 anni, che sono in realtà quegli Youthsayers che ci siamo persi nel pomeriggio; da quello che capisco infatti i Soothsayers hanno tipo una scuola di musica in cui tanti ragazzi si fanno le ossa… iniziativa direi lodevole! Sarà tipo l’Alpha Boy School di Londra? Ma adesso stiamo tutti pensando ai Selecter…

A quick stop for a plate of “rice with something” at the food stands (it’s now 9pm, the beer flows freely and without something like a sponge I can’t go on) before placing myself in front of the external stage for the Soothsayers with on bass the upbeat legend Victor Rice. I don’t know the Soothsayers well (actually almost nothing), they are rather reggae oriented, with some dub influences, maybe sometimes they are a bit difficult to follow but they put on an excellent show, very engaging (our Victor instead stays more in the rear) and from a musical point of view you can’t really say anything to them, you can see that they could play anything without problems.
Suddenly they invite a crowd of boys and girls onto the stage, whose average age I think is around 15, who are actually those Youthsayers we missed in the afternoon; from what I understand, in fact, the Soothsayers have a music school where many kids gain experience… I’d say commendable initiative! Is it like Alpha Boy School in London? But now we’re all thinking about Selecter…

Eh già perchè qui ormai sono rimasti solo i pesi massimi! I Selecter li attendo trepidante perchè l’ultima volta che le nostre strade si sono incrociate (a Saint-Brieuc) non sono riuscito a vederli perchè mi sono vergognosamente addormentato a causa… ehm… credo di un rapimento alieno (ulteriori dettagli di questa storia sono disponibili a pagamento).

Ma lasciamo stare, ecco Miss Pauline Black che, bella e impeccabilmente stilosa come non mai, guida le danze aprendo con… oh, onestamente che ne so, non mi ricordo con che canzone hanno cominciato perchè ero troppo occupato a skankeggiare in prima fila, se volete un giornalista integerrimo avete sbagliato blog, mi dispiace! Ricordo comunque che “Three Minute Hero” è stata una delle primissime canzoni che ci hanno presentato, e che le canzoni tratte dal nuovo disco (uscito proprio in questi giorni) “Human algebra” (che ho provveduto ad acquistare e che spero di avere tempo di recensire prossimamente) ci sono ma sono solamente una selezione circoscritta. Sono piuttosto felice della cosa, perchè capisco che se un gruppo ha appena pubblicato un disco è anche giusto che voglia promuoverlo e far sentire le nuove tracce, ma riempiendo la scaletta solo di nuove canzoni si rischia di ammazzare il concerto, visto che il pubblico non le conosce. Anche perchè, nel caso almeno di un gruppo come i Selecter, il materiale (di ottimo livello, peraltro) da cui pescare non manca. Spazio quindi agli storici pezzi del loro primo album (“Missing words”, “Danger”), dal successivo “Celebrate the bullet” (oltre al pezzo omonimo ricordo anche “Deepwater”) e altre canzoni sparse (ad esempio “Frontline”, tratta dal non troppo conosciuto “Daylight” del 2017). Ovviamente presente anche la cover di “Train to skaville” degli Ethiopians.

Yeah, because here are only the heavyweights left! I await the Selecter anxiously because the last time our paths crossed (in Saint-Brieuc) I didn’t manage to see them because I shamefully fell asleep due to… ehm… I think an alien abduction (more details of this story are available for a fee).
But never mind, here is Miss Pauline Black who, as beautiful and impeccably stylish as ever, leads the dance opening with … oh, honestly I don’t know, I can’t remember what song they started with because I was too busy skanking in the front row , if you want an honest journalist you have the wrong blog, sorry! However, I remember that “Three Minute Hero” was one of the very first songs they presented us, and that the songs taken from the new album (just released in these days) “Human algebra” (which I proceeded to buy and which I hope to have time to review soon) there are but they are only a limited selection. I’m quite happy with this, because I understand that if a group has just released a record it’s also right that they want to promote it and make new tracks heard, but by filling the lineup only with new songs, you risk killing the concert, given that the public doesn’t he knows them. Also because, at least in the case of a group like the Selecter, there is no shortage of material (of an excellent level, however) from which to draw. Space therefore for the historic tracks of their first album (“Missing words”, “Danger”), from the following “Celebrate the bullet” (in addition to the homonymous piece I also remember “Deepwater”) and other scattered songs (for example “Frontline”, taken from the not too well known “Daylight” of 2017). Obviously there is also the cover of Ethiopians’ “Train to skaville”.

La formazione è molto affiatata, e vede anche il ritorno di Charlie Bembridge alla batteria (chissà se un giorno si rifarà vivo anche Neol Davies); tutti ottimi musicisti e sembra davvero che ci sia un ottimo feeling tra di loro; il concerto infatti è entusiasmante, senza tempi morti e con un ritmo indiavolato. Pauline, oltre ad essere un’intrattenitrice clamorosa (vedere il video di Missing Words qui sotto!) ha sempre una voce clamorosa, il pubblico è caloroso, non va storto assolutamente nulla!
Finale da cardiopalma con un trittico “On my radio/Too much pressure/Pressure drop” su cui non saprei cosa dire se non “Non predetevi i Selecter se passano dalle vostre parti”… anzi, non perdeteveli nemmeno se vi tocca macinare chilometri, perchè sono davvero in forma!

The lineup is very close-knit, and also sees the return of Charlie Bembridge on drums (who knows if one day Neol Davies will also come back); all excellent musicians and there really seems to be a very good feeling between them; in fact, the concert is exciting, without downtime and with a wild rhythm. Pauline, as well as being a sensational entertainer (see the Missing Words video below!) always has a sensational voice, the audience is warm, absolutely nothing goes wrong!
Heart-pounding finale with a triptych “On my radio/Too much pressure/Pressure drop” on which I wouldn’t know what to say other than “Don’t miss the Selecters if they pass by your area”… indeed, don’t miss them even if you have to grind kilometers , because I’m really fit!

Cambio palco veloce perchè sta per arrivare, come dicono gli inglesi “the last but not the least”, ovvero Roy Ellis, AKA Mr. Symarip… e scusate se è poco! Il baldo 77enne (!!!) giamaicano questa volta è spalleggiato dai locali skankers The Clerks, una buona band che farà il suo lavoro correttamente fino alla fine ma 1) venendo letteralmente mangiata dal nostro 2) con un sound forse leggermente troppo moderno per un romanticone come il buon Roy.

Quick stage change because it’s coming, as the English say ,”the last but not the least”, Roy Ellis, AKA Mr. Symarip… and sorry if it’s not enough! The 77-year-old (!!!) bold Jamaican this time is supported by the local skankers The Clerks, a good band that will do its job properly until the end but 1) being literally eaten by our 2) with a sound perhaps slightly too modern for a romantic as old Roy.

Il nostro si presenta ancora decisamente in forma, ride, scherza, occhieggia il pubblico e skankeggia nel suo completo da ninja (glielo avevo già visto indossare una volta); ha ancora una voce da paura e il concerto sarà assolutamente di altissimo livello. Verso fine concerto il nostro ha ancora la forza di calarsi giù dal palco, continuando a cantare un paio di canzoni in mezzo al suo pubblico adorante (testimonianza nel video qui sotto!) ma soprattutto riuscendo a risalire sul palco in maniera quasi atletica (vabbè ho detto quasi)… e chi lo avrebbe mai detto!

Our friend is still very fit, laughs, jokes, ogles the public and skanks in his ninja suit (that I had already seen him wear it once); he still has a killer voice and the concert will be absolutely top notch. Towards the end of the gig Roy still has the strength to descend off the stage, continuing to sing a couple of songs in the midst of his adoring audience (testimony in the video below!) but above all managing to get back on stage in an almost athletic way (oh well, I said almost )… and who would have thought it!

Un’oretta circa di concerto che termina con ungran finale a base di “Skinhead girl” e “Skinhead moonstomp” con annessa invasione di palco con tentativo (poco convinto a dir la verità) della security di impedirlo… ammetto che verso la fine del concerto perdo qualche colpo (infatti andrò via poco dopo l’inizio del DJ set, anche perchè il giorno dopo l’aereo del ritorno è ad un orario disumano) quindi ora i miei ricordi sono un po’ confusi… quello che so è che si è trattato di una gran serata.

An hour or so that ends with a grand finale with “Skinhead girl” and “Skinhead moonstomp” with an annexed stage invasion with an attempt (unconvinced to tell the truth) by the security to prevent it … I admit that towards the end I miss a few shots of the concert (in fact I will leave shortly after the start of the DJ set, also because the day after the return plane is insanely early) so now my memories are a bit confused… what I know is that it was a great evening.

Un festival organizzato molto bene, con band diverse tra loro (alla faccia di chi continua a sostenere che lo ska è in fondo in fondo tutto uguale) e (quasi) tutte di ottimo livello, un pubblico (numeroso, anche se onestamente non saprei quantificare il numero totale) attento e appassionato. Magari avrei messo una piccola pausa tra i gruppi verso l’ora di cena per dare la possibilità a tutti di rifiatare un po’ (soprattutto iniziando presto ad un certo punto perdi proprio la cognizione del tempo), però davvero un ottimo festival. Alla prossima!

A very well organized festival, with bands different from each other (in spite of those who continue to maintain that ska is basically all the same) and (almost) all of excellent level, an audience (large, even if honestly I can’t quantify the total number) attentive and passionate. Maybe I would have put a small break between the groups around dinner time to give everyone a chance to catch their breath a bit (especially if you start early at some point you really lose track of time), but a really good festival. Until next time!